martedì 11 luglio 2023

Scoperta incisione che rivela nome di un’antica città Maya perduta


Gli archeologi dell’Istituto nazionale di antropologia hanno scoperto un rilievo inciso in Messico.

Ocomtún, che significa “colonna di pietra”, è una città Maya recentemente scoperta nella riserva ecologica di Balamkú utilizzando fotografie ad alta risoluzione e Light Detection and Ranging (LiDar). La città copre un’area di circa 123,5 acri e risale al periodo classico (250-1000 d.C.). Nel X secolo d.C., la popolazione diminuì e il sito fu abbandonato intorno al periodo del crollo dei Maya, un periodo che vide l’abbandono di molte città Maya nelle pianure Maya meridionali. Vari grandi edifici sono stati confermati attraverso un’ispezione a livello del suolo, comprese diverse strutture piramidali di oltre 15 metri di altezza, piazze, strutture allungate disposte in una pianta a cerchi concentrici e prove di un campo da gioco con la palla. Una grande strada rialzata collega la parte sud-orientale del sito a un gruppo di edifici a nord-ovest dove si trova un’acropoli rettangolare lunga 80 metri.

Gli scavi hanno portato alla luce un grande blocco di pietra megalitica inciso presso la scalinata nella zona nord-ovest, che misura 1,82 metri di larghezza e scolpito con scene e geroglifici Maya. Il blocco era originariamente parte di un grande monumento come una stele, una scala o un architrave, ed è scolpito con immagini raffiguranti un prigioniero Maya, una rappresentazione zoomorfa di una montagna e testo geroglifico incompleto in bande di cartigli. Un esame più attento del testo mostra il logogramma, ajaw , che significa “signore”, che allude a un sovrano o nobile Maya, e sopra ci sono sillabogrammi che compongono la parola Maatz’ – che forse significa in combinazione, il “Signore di Maatz”. Secondo i ricercatori: “Maatz’ potrebbe corrispondere al nome originario di Ocomtún o ad un altro luogo, in quanto la pratica del trasferimento dei monumenti era comune nell’area Maya. Casi simili sono stati trovati a Chactún, Cobá, Calakmul o Tikal”. Gli scavi intorno all’isolato hanno portato alla luce anche offerte, tra cui un osso scolpito a forma di stella a otto punte, una punta di selce bifacciale e vari frammenti di ceramica.

sabato 8 luglio 2023

Rurik: il leggendario fondatore dell’Impero di Kiev

Rurik, il semi-leggendario principe vichingo, occupa un posto speciale nella storia russa. Intorno all’862, avrebbe stabilito la dinastia dei Rurikidi a Novgorod, ponendo così le basi dell’Impero di Kiev, il predecessore dell’odierna Russia, Ucraina e Bielorussia. 

Gli storici non sono concordi sull’origine della Russia e vi sono due teorie principali: la teoria norrena, sostenuta soprattutto fuori dalla Russia, e la teoria russa, che afferma che furono i Russi a giocare un ruolo cruciale nella formazione dell’Impero.

Rurik

I Varjaghi: predoni o alleati?

Rurik, il semi-leggendario principe vichingo, occupa un posto speciale nella storia russa. Intorno all’862, avrebbe stabilito la dinastia dei Rurikidi a Novgorod, ponendo così le basi dell’Impero di Kiev, il predecessore dell’odierna Russia, Ucraina e Bielorussia. 

Gli storici non sono concordi sull’origine della Russia e vi sono due teorie principali: la teoria norrena, sostenuta soprattutto fuori dalla Russia, e la teoria russa, che afferma che furono i Russi a giocare un ruolo cruciale nella formazione dell’Impero.

Rurik

I Varjaghi: predoni o alleati?

A partire dall’VIII secolo, i vichinghi, chiamati Varjaghi in Russia, iniziarono ad arrivare nel nord della Russia attuale attraverso il Golfo di Finlandia. Attraverso il fiume Volga, stringevano rapporti commerciali con Arabi e Persiani. Lungo questa “rotta dei Varjaghi”, i vichinghi fondarono numerosi insediamenti, dando vita a un’area chiamata Gardariki, o “regno delle città”.

I Varjaghi non si limitarono a saccheggiare la regione, ma commerciarono con le tribù locali, imponendo loro tributi e collaborando con i principi locali nella protezione dei convogli commerciali. Inoltre, si integrarono con le popolazioni slave e finniche, sposandosi con donne locali e adottando la loro lingua e stile di vita.

Rurik e la Cronaca degli Anni Passati di Nestor

Molte delle informazioni su Rurik provengono dalla “Cronaca degli Anni Passati“, la più antica fonte slava orientale sulla storia dell’Impero di Kiev. La cronaca, redatta all’inizio del XII secolo dai monaci del Monastero delle Grotte di Kiev, narra la storia del regno attraverso una prospettiva cristiana.

Secondo la cronaca, nel 862, diverse tribù riuscirono a cacciare i Varjaghi dalla regione, ma ben presto iniziarono a lottare tra loro, arrivando a chiedere ai Varjaghi di tornare per governarli e riportare l’ordine.

Rurik

Rurik e la sua dinastia

La Cronaca degli Anni Passati racconta che Rurik, uno dei tre fratelli Roes chiamati a governare i Russi, divenne presto l’unico sovrano. Nel 862, si stabilì a nord dell’odierna Novgorod, mentre due dei suoi più stretti collaboratori, Askold e Dir, presero il controllo di Kiev, la città più importante a sud, nel 865.

La continuità storica dei regni della steppa
Un punto debole sia della teoria norrena che di quella russa è la scarsa attenzione per la continuità storica dei regni della steppa presenti nell’area in questione. Raymond Detrez, professore di storia russa, ritiene che non sia un caso che il primo stato russo si sviluppò all’interno della sfera d’influenza dell’organizzato khanato dei Cazari, in un’area che in precedenza era appartenuta a vari regni della steppa.

In conclusione la figura di Rurik rappresenta un elemento fondamentale nella storia russa e nelle discussioni sulle origini dell’Impero di Kiev. Nonostante le controversie e le diverse teorie, è innegabile che Rurik e i Varjaghi abbiano giocato un ruolo importante nella formazione di un regno che avrebbe poi dato vita all’odierna Russia, Ucraina e Bielorussia.

Rurik

martedì 4 luglio 2023

Strane creature spaventose in un campo di grano divorano un povero contadino davanti la moglie

C'era una volta un uomo di nome David che viveva in un tranquillo paesino di campagna in Canada. Durante le giornate soleggiate, amava passeggiare nel suo vasto campo di grano, lasciando che il vento gli carezzasse il viso e riempiendosi di calma e serenità. Tuttavia, un giorno qualcosa cambiò per sempre.

David iniziò a raccontare alle persone del paese strane storie che sembravano provenire da incubi. Diceva di essere seguito da creature sinistre con la testa grande e gli occhi neri spaventosi. Queste creature sembravano osservarlo costantemente, cercando di comunicare con lui in modo inquietante.


La gente rideva delle sue parole, pensando che fossero solo frutto della sua immaginazione o di qualche disturbo mentale. Ma la moglie di David, Emily, iniziò a preoccuparsi. Lei non credeva che il marito fosse pazzo, poiché condivideva con lui queste inquietanti esperienze nella loro casa. Era chiaro che qualcosa di oscuro stava accadendo.

Una notte, mentre David e Emily stavano passeggiando nel campo di grano, le creature decisero di passare all'azione. Emergendo dalle ombre, si avvicinarono a David. I loro occhi spaventosi brillavano nel buio, mentre si avventarono su di lui come predatori affamati.

Emily assistette impotente all'orrore che si stava svolgendo di fronte ai suoi occhi. Nonostante il terrore che la paralizzava, cercò disperatamente un modo per salvare il marito. Riuscì a recuperare un vecchio fucile dalla loro casa e sparò a una delle creature.

L'essere si contorse di dolore e poi cadde a terra, morto. Ma, poco dopo, risuonarono le sirene di allarme in tutto il paese. Gli uomini in nero arrivarono rapidamente, facendo scomparire la scena del crimine e tutte le prove. Emily si trovò sola con il corpo senza vita di David e un solo testimone dell'orrore che si era appena compiuto.

Sentendosi tradita e spaventata, Emily cercò di rendere giustizia per il marito. Tuttavia, gli uomini in nero sembravano agire dietro le ombre, facendo sparire ogni prova che avrebbe potuto incolparli. Era un lotta impari e Emily si sentiva completamente impotente.

La povera donna rimase traumatizzata per il resto dei suoi giorni, tormentata dalle immagini di quelle creature e dal ricordo della morte del marito. Man mano che gli anni passavano, il paesino dimenticò lentamente l'orrore che li aveva colpiti.

Ma la storia di David e di Emily rimase viva nella memoria di coloro che ancora osavano ricordarla. Le persone raccontavano di creature oscure con la testa grande e gli occhi terribili nel campo di grano in Canada, e i più coraggiosi osavano avventurarsi in quel luogo maledetto solo per mettere alla prova la propria determinazione.

Finora, nessuno è riuscito a trovare una conferma definitiva dei racconti di David e Emily. Resta solo l'alone di mistero sospeso nell'aria, alimentato dalla presenza inquietante di quegli uomini in nero che fanno sparire ogni traccia di verità.

lunedì 3 luglio 2023

La nave romana, "De Meern 1", naufragò in un tortuoso affluente del Reno, nel 190 d.C.

La nave romana "De Meern 1" era un'imbarcazione fluviale utilizzata per il trasporto di merci lungo il fiume Reno durante il periodo dell'Impero romano. Fu costruita nel I secolo d.C. e misurava circa 25 metri di lunghezza.

Nel 190 d.C., mentre era in viaggio lungo un affluente tortuoso del Reno, la nave incontrò dei problemi di navigazione. A causa di un errore di manovra o di condizioni avverse del fiume, la nave finì per affondare. Fortunatamente, questo accidente ha contribuito alla sua straordinaria conservazione.

Gran parte degli interni della nave, tra cui la cabina del capitano, sono stati preservati attraverso gli anni. Questo ha permesso agli archeologi di esaminare da vicino la vita a bordo di una nave romana. La cabina del capitano era il luogo in cui il comandante della nave viveva e lavorava durante i viaggi. Era dotata di svariati oggetti personali, utensili e strumenti utilizzati per la navigazione.

Tra gli oggetti trovati nella cabina, spicca una collezione di strumenti di navigazione come astrolabi, bussoli e un quadrante solare. Questi strumenti erano utilizzati per determinare la posizione e calcolare le rotte durante i viaggi. La loro presenza a bordo conferma l'importanza della navigazione accurata per i marinai romani.

Oltre agli strumenti di navigazione, nella cabina sono stati trovati anche altri effetti personali del capitano, come utensili per la scrittura, vestiti e oggetti per la cura del corpo. Questi oggetti offrono un'idea di come potesse essere la vita quotidiana di un capitano di nave romano durante i viaggi fluviali.

La scoperta di "De Meern 1" ha contribuito notevolmente alla comprensione della navigazione fluviale romana e alla vita a bordo di queste imbarcazioni. Gli archeologi hanno potuto studiare gli interni della nave e i suoi contenuti, fornendo un'immagine dettagliata di un pezzo di storia romana che altrimenti sarebbe stata persa.

l'ufo che terrorizò cristoforo Colombo è tutto il suo equipaggio

Cristoforo Colombo era un navigatore audace e determinato, che partì dalla Spagna nel 1492 con l'obiettivo di raggiungere l'India attraverso un percorso navale più breve. Tuttavia, la sua avventura ebbe un inizio molto insolito.

Dopo aver navigato per diversi giorni senza incontrare alcun segno di terra, l'equipaggio iniziò a inquietarsi. Molti cominciarono a dubitare delle intenzioni di Colombo e si chiedevano se fosse davvero possibile raggiungere l'India attraverso una rotta così insolita. Fu proprio in quel momento che una strana luce apparve nel cielo notturno.

Un oggetto volante non identificato, circondato da una luce abbagliante, seguiva la caravella di Colombo. L'equipaggio, terrorizzato, scambiò l'UFO per un segno di sventura e considerò l'idea di tornare indietro. Tuttavia, l'intraprendente Colombo, incurante dei suoi uomini spaventati, si mantenne saldo nella sua decisione di continuare l'avventura.

L'UFO continuò a seguirli per giorni, senza mai avvicinarsi troppo. Colombo aveva una strana sensazione nel petto, una sensazione di essere stato scelto per qualcosa di più grande di lui. Era convinto che l'UFO fosse un segno divino, un'indicazione che stavano per scoprire qualcosa di veramente speciale.

Infine, dopo un lungo e pericoloso viaggio in mare aperto, l'equipaggio avvistò terra. Erano appena giunti nelle terre inesplorate delle Americhe. Colombo e il suo equipaggio scesero a terra e furono accolti dagli indigeni che abitavano quelle terre vergini.

Ma l'UFO non scomparve. Continuò a seguirla, e molti indigeni lo considerarono un dio che proteggeva l'arrivo degli stranieri. Colombo, al contrario, iniziò a sospettare che l'UFO avesse un'agenda nascosta e si chiese se avesse avuto un ruolo nel suo viaggio accidentato.

Col passare del tempo, le relazioni con gli indigeni si incupirono, e Colombo iniziò a sospettare che l'UFO fosse stato invece mandato a spaventarlo, a sviarne la rotta o a sabotare la sua missione. Si sentì tradito e decise di andare in cerca dell'UFO per ottenere delle risposte.

Con l'aiuto di alcuni indigeni, Colombo affrontò una spedizione per cercare l'UFO che lo aveva seguito fino alle Americhe. Navigò lungo la costa, sperando di avvistarlo nuovamente. Ma l'UFO sembrava essere scomparso nel nulla.

Col tempo, Colombo abbandonò la sua ricerca e tornò alla sua missione originale di esplorare le nuove terre. Ma nel profondo del suo cuore, sapeva che l'UFO aveva avuto un ruolo significativo nel suo viaggio e che quella luce misteriosa era stata un segno di inquietudine, anche se non era certo se fosse stato un segno di sventura o di destino.

La storia di Cristoforo Colombo continua ad essere affascinante e la presenza di quell'UFO misterioso nella sua avventura rimarrà un mistero irrisolto. Forse, tuttavia, Colombo fu accompagnato da un visitatore extraterrestre che lo aiutò a scoprire l'America, o forse fu solo la sua immaginazione che giocò brutti scherzi. Solo Colombo e l'UFO sanno la verità.

sabato 1 luglio 2023

Ritrovata una rara maschera militare romana, la sorprendente scoperta in Romania

Quella che doveva essere una semplice uscita con il metal detector si è trasformata in una straordinaria scoperta archeologica. Ci troviamo in Romania, precisamente nel distretto di Gorj, a sud-ovest del paese. Un ricercatore dilettante ha rinvenuto una maschera militare in ferro, di origine romana, risalente all’incirca al II o III secolo d.C.
L’uomo non ha perso tempo ed ha immediatamente segnalato la presenza dell’oggetto alle autorità competenti. Oggi la maschera è esposta nel museo distrettuale di Gorj; l’archeologo rumeno Gheorghe Calotoiu ha dichiarato come la maschera militare potesse appartenere ad un soldato di stanza nella zona, probabilmente sul monte di Bumbești-Jiu. Nella zona indicata vi era un fortino di difesa in grado di tenere sotto controllo i movimenti locali.
maschera militare indossata legionario

Ora la domanda che tutti si pongono: a cosa serviva una maschera militare e, soprattutto, siamo sicuri fosse a scopo militare? Rispondiamo prima a quest’ultima per poi affrontare la prima questione. In linea di massima, i ritrovamenti registrati fino ad oggi, indicano come le maschere romane avessero principalmente due scopi: quello protettivo-militare (utilizzate da chi portava i vessilli in battaglia) e quello da parata.Tali maschere avevano una funzione prettamente “psicologica” perché in grado di incutere timore negli animi avversari. Spesso fungevano da elemento protettivo per tutti quei soldati che materialmente non erano in grado di portare uno scudo, vedasi i signiferi (portatori di insegne). Fino a qualche tempo fa, la convinzione era che queste maschere di ferro – talvolta bronzo – fossero solo per l’estetica di una parata.

maschera militare ferro ossidato

Una scoperta simile nella foresta di Teutoburgo lascia pensare che la teoria militare sia molto più di una supposizione. Ultimi test hanno infatti dimostrato come la maschera spesso fosse collegata direttamente all’elmo. Bene, per tutti coloro che gridano alla scomodità di un elemento simile, sappiate che gli stessi studi certificano l’assoluta funzionalità delle maschere in ferro.